SISDE, nel labirinto delle consulenze d’oro

Parola magica: “consulenza”. Motivazione: “fini istituzionali”.

E’ il leit motiv delle prime risposte ai magistrati fornite dagli stipendiati d’ oro del Sisde: dai consulenti di un milione al mese fino ai capi di Gabinetto da 50 e 60 milioni come Raffele Lauro e Antonio Lattarulo. Tutti esentasse.

Consulenza può significare una “soffiata”, una “dritta”, una semplice informazione di chiarimento; il “fine istituzionale” può essere il pagamento di un informatore. Ma all’opposto può trattarsi di regalie per favori personali resi a qualche dirigente del Sisde, oppure di incarichi pseudoistituzionali per conto di alti papaveri del ministero degli Interni, a loro volta autorizzati magari da qualche politico. Vediamo allora questo elenco, ancora in gran parte inedito, cercando d’intuire, dietro i nomi di una parte dei 76 indagati per peculato, il loro eventuale ruolo. Ed ecco spuntare subito un “consulente” riservato del servizio segreto, tal Tommaso Dore, classe 1941, responsabile del settore immobiliare dell’Assitalia.

L’Assitalia

L’Assitalia, com’ è noto, è una grande assicurazione pubblica proprietaria di molti immobili dati in affitto, spesso, dietro forti raccomandazioni. Dore prendeva un milioncino al mese. Cosa faceva per guadagnarselo? Dava al Sisde l’elenco degli inquilini? O trovava case di favore? Dore dovrà giustificare quei soldi davanti ai magistrati, così come tal Sergio Agrò, responsabile della società Italsoft, specializzata in computer, che di milioni ne prendeva tre. Agrò forniva consulenze riservate d’informatica agli 007? E perché il servizio non usava gli esperti dell’amministrazione? Certo, la riservatezza costa, ed è meglio evitare che un tecnico non vada in giro a spiegare come si accede ai file del Sisde. Ma perché il servizio stipendiava anche il professor Giuseppe Mennini, un chirurgo che operò Malpica, associato all’ università di Roma?

Consulenti esterni indagati

Mennini (figlio del famoso Luigi coinvolto nello scandalo Ior Ambrosiano) è l’unico indagato che siamo riusciti a rintracciare prima della sua convocazione a palazzo di giustizia, e ci ha risposto di aver ottenuto delle consulenze in quanto chirurgo di fiducia del servizio segreto. Resta dunque solo da chiedersi che cosa ci sia di riservato nei calcoli alla cistifellea di un agente segreto. Ma il capitolo dei consulenti esterni indagati (tra i quali un “rispettabilissimo” ex 007 esperto anche di culinaria, Umberto Federico D’ Amato) s’arricchisce con un certo “signor Salvarani”, ex segretario di Giorgio Benvenuto quando l’uomo politico era leader della Uil. Salvarani si prendeva più di un milione al mese. A quale titolo? Qui ogni ipotesi è azzardata. Come azzardato è spiegare perché prendesse otto milioni la signora Lucia Lo Fermo, ex dipendente del Sisde e addetta per un certo tempo alla segreteria di Giulio Andreotti. O perché ne prendesse 10 Giuseppina Andò, nipote 007 dell’ ex ministro della Difesa, se è vero ciò che ha detto, scaricando su di lei ogni responsabilità, suo zio ai magistrati che lo hanno interrogato nei giorni scorsi. E ancora come spiegarsi i soldi a tali Franco Reggiani e Adriano Monaco, dirigenti dello sportello interno della Bnl al Sisde. E’ difficile, certo, per i consulenti, fare di tutt’erba un fascio, soprattutto di fronte a smentite secche come quelle dei magistrati della Corte dei conti Pepe, Mirabella e De Dominicis. O di fronte a spiegazioni come quella di Lando Dell’Amico, chiacchierato titolare dell’agenzia (su modello ‘Op’ ) “Nuova Repubblica”, al quale il Sisde avrebbe pagato l’ abbonamento. Ma resta quell’interrogativo iniziale, sul perché alti e bassi funzionari dello Stato, già stipendiati, dovessero percepire anche una busta paga in nero. Se, ad esempio, Luigi Bonagura, l’attuale potente capo della Direzione centrale della polizia di prevenzione (già Ucigos) doveva pagare un informatore, perché non prelevava di volta in volta, invece d’ intascare il mensile? E come lui il dirigente tecnico Angelo Chizzoni, gli ufficiali Aldo Lisetti e Gaetano Scolamiero, il funzionario della presidenza della Repubblica Leandro Veca (tre milioni), la dipendente della presidenza del Consiglio Lidia Giavallisco (un milione), giù, giù fino a impiegati e funzionari, Armando De Lillis, Anselmo Vinci, Mario Esposito, Antonio Caliendo, Giuseppe Caroprese, Vincenzo De Gregorio, Tommaso Palombo (investigatore privato), il colonnello Crotti, il prefetto Mosino, il generale De Stefano. Tutti costoro torneranno a sfilare, da oggi, davanti ai quattro pm della procura.

Fonte: La Repubblica