Londra, successo per l’arte italiana e il design a Pad Art Fair

Riprendiamo un articolo pubblicato nel 2015 su il Sole24ore, nella sezione arteconomy, che tratta della fiera leader mondiale per l’arte, il design e le arti decorative del XX secolo – il Padiglione delle arti e del design (PAD), che si tiene a Parigi ogni primavera dal 1998 e, dal 2007 anche a Londra; nonchè del co-fondatore e mercante d’arte parigino Patrick Perrin.

La formula, già sperimentata a Parigi da quasi 20 anni dal direttore e fondatore Patrick Perrin, è quella di proporre l’arte con l’occhio del collezionista: il successo di Pad Art Fair, da nove anni insediata a Berkely Square, nel cuore di Mayfair proprio durante la settimana di Frieze, è tutta nell’intuizione dell’esistenza di un pubblico di appassionati, ricchi e sofisticati “amateurs” che abitano nella zona londinese a più alta concentrazione di ricchezza e che, troppo impegnati per spostarsi, sono felici di avere accesso al meglio del meglio da mettere nei propri multimilionari appartamenti. Il panorama, per chi è abituato a muoversi all’interno delle categorie “accademiche” di antico, moderno, contemporaneo, design, è sorprendente: perché ogni stand è potenzialmente un ambiente dove coesistono design contemporaneo e capolavori del XX secolo, antiques e modernariato di altissimo livello, secondo la logica della “Wunderkammer” di cinquecentesca memoria a cui è ispirata la fiera. E le cifre di una settimana lo confermano: 27.000 visitatori, vendite a sette cifre per l’arte e a cinque cifre per il design.

L’arte italiana degli anni ‘50 e ‘60 – come spesso negli ultimi anni nella capitale inglese – fa la parte del leone: anche perché sono molti i galleristi italiani o i loro eredi di seconda generazione approdati oltremanica ad aprire succursali delle gallerie madri per acchiappare quei collezionisti. Il record è un Fontana (“Concetto Spaziale, Attese” del 1968) venduto da De Jonckheere a 3 milioni di euro e diversi Burri, tra cui un “Rosso Plastica” del 1966, scambiato a circa due milioni da Mazzoleni Fine Art, che ha dichiarato anche la vendita di una “Combustione” del 1966 a circa 650mila euro. Ma negli stand di Nilufar e Robilant-Voena facevano bella mostra di sé alcuni Paolo Scheggi da 500-600mila euro, oltre a Castellani, Bonalumi e Marini.

Uno degli stand più ricchi di capolavori era quello della svizzera Von Vertes, con opere del 900 da far invidia al MoMA, tra cui un Lèger venduto a circa un milione di euro, dei piccoli ma bellissimi Calder, molti Mirò, svariati Yayoi Kusama tra cui “Dots Obsession” del 1998 venduto a 750.000 euro e un “Pumpkin” del 1993 ceduto per una cifra a sei zeri e un Albers, “Study for Homage to the Square: White Monument”, 1958 a 350.000 euro.

Ma la vera scoperta è che – per chi non vuole o non può avventurarsi sugli alti picchi che ormai l’arte di livello ha assunto, è possibile, con poco meno di 100.000 euro – Pad propone un range davvero ampio di pezzi di design in serie limitata che dal punto di vista della bellezza e della fattura sono un investimento molto gratificante. Uno degli stand più affascinanti – posto subito all’entrata – era quello della galleria Kreo, che nel proprio portfolio aveva nomi prestigiosi del design internazionale contemporaneo a cui vengono commissionate opere in serie limitata e lampade di modernariato tra cui una Sospensione di Gino Sarfatti del 1960 venduta a 30.000 sterline, mentre la chaise longue del vincitore del Pad Price (in giuria anche Zaha Hadid e Nigel Coates) Konstantin Grcic, Karbon, firmata e numerate in 12 esemplari era offerta a 135.000 euro.

Vere star italiane del design contemporaneo sono i Nucleo, gruppo con base a Torino – presenti nello stand di Ammann con alcuni bellissimi pezzi unici della serie Fossil e da Nilufar con una consolle a intarsio di marmo. Da Friedman Benda (basata a New York) le opere di Paul Cocksedge – a cui la casa madre a New York dedica in questo periodo una personale – sono andate vendute per cifre che variano da 50.000 a 150.000 sterline.

 

Fonte: Ilsole24ore.com