Mafia, contrasti interpretativi sull’applicazione delle misure di prevenzione: cronostoria delle sentenze della cassazione

Misure di prevenzione

La sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione pubblicata nel Gennaio 2018 risolve il contrasto interpretativo esistente in giurisprudenza sulla questione che riguarda le misure di prevenzione personali nei confronti degli indiziati di appartenere ad una associazione di tipo mafioso. Il parere di legittimità consiste nell’accertare il requisito della attualità della pericolosità dell’indagato.

Cronostoria delle sentenze della cassazione

E’ possibile dunque rintracciare una serie di indirizzi interpretativi nell’ambito della giurisprudenza di legittimità, che rappresentano i recenti contrasti interpretativi presi in esame dalla sentenza delle Sezioni Unite.

  • Il primo parere di legittimità riguarda la sentenza della Corte di Cassazione pubblicata nell’ottobre 2006: “La pericolosità sociale del presunto mafioso deve risultare attuale al momento della decisione: in quest’ottica la presunzione di pericolosità è attenuata nel momento in cui gli elementi rivelatori dell’inserimento nei sodalizi fossero individuati lontani nel tempo rispetto al momento del giudizio. Ne consegue la necessità, da parte del giudice, di procedere ai necessari accertamenti e fornire giustificazione adeguata sulla persistenza della pericolosità al momento della formulazione del giudizio sulla prevenzione.
  • Un secondo filone interpretativo (Corte di Cassazione, sentenza dell’11 maggio 2010) può essere legittimamente evocato quando risulta impossibile che l’indagato svolga ancora, in concreto, l’attività mafiosa nel periodo che intercorre tra il reato accertato e quello presunto. In quest’ottica quanto maggiore è il lasso temporale tanto minore risulta il suo valore di pericolosità indiziario.
  • Secondo un altro orientamento non è necessario motivare la pericolosità del mafioso nei casi in cui l’appartenenza sia adeguatamente dimostrata, risultando irrilevante il decorso del tempo dall’adesione o dalla concreta partecipazione alle attività associative (in tal senso, fra le tante, Corte di Cassazione, Sezione V, Sentenza 18 marzo – 28 ottobre 2015, n. 43490).

L’opinione dell’Avv. Alexandro Maria Tirelli

“In conclusione – commenta l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, esperto in materia di diritto penale internazionale – la Suprema Corte ha affermato che il richiamo alle presunzioni di pericolosità debba essere corroborato dalla valorizzazione di specifici elementi di fatto che le sostengano ed evidenzino la natura strutturale dell’apporto mafioso, al fine di sostenere l’applicazione della misura”.