Richiesta di giudizio in abbreviato per il bresciano Bougana

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La storia

Il 25enne italo-marocchino, detenuto nel carcere di Sassari, è stato “il primo foreign fighter italiano che dopo aver combattuto voleva tornare in Italia“, aveva spiegato il procuratore di Brescia Carlo Nocerino al termine della delicata operazione della Digos condotta in collaborazione con l’Fbi che nel giugno scorso aveva consentito di portare in Italia l’uomo catturato in Siria dopo la sconfitta dell’Isis. Sarà anche il primo foreign fighter tornato in Italia dopo aver combattuto in Siria a finire davanti a un giudice nel nostro Paese. Le milizie curde lo avevano preso mentre cercava di varcare i confini con la Turchia e raggiungere il consolato italiano a Istanbul.

Bougana, nato in provincia di Brescia, nel 2013 si era unito in Siria prima alle milizie qaediste e poi a quelle dello Stato Islamico partendo dalla Germania, dove si era trasferito tempo addietro e dove aveva cominciato a frequentare ambienti islamisti che avevano contribuito a radicalizzarlo.

Le indagini nei confronti del foreign fghter Samir Bougana furono avviate nel 2015 dalle Digos di Brescia e di Mantova, coordinate dalla Procura della Repubblica Bresciana, sulla base di segnalazioni pervenute all’antiterrorismo della Polizia di Stato da parte delle Autorità Tedesche che avevano, tra l’altro, avviato indagini sulla moglie di Bougana, di origine turca.

Anche la giovane donna, in effetti, aveva raggiunto dopo pochi mesi il marito, dal quale ha avuto tre figli nati in Siria.

La difesa

Difeso dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli, ora punta al processo con rito abbreviato, che comporta lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna per partecipazione ad associazioni con finalità di terrorismo.

 “Non è provata – spiega l’avvocato Tirelli – la partecipazione attiva ad alcuna operazione militare al servizio di Daesh“.

Fonte: ilgiorno.it